Giancarlo FERRARIS – Un mare di colline

Giancarlo Ferraris è un artista di straordinaria versatilità, noto per la sua maestria sia come pittore che come incisore e grafico. Nato nel 1950 a San Marzano Oliveto, vicino a Canelli, Ferraris ha sviluppato un linguaggio visivo unico che si distingue per la sua intensità e profondità espressiva.

La sua produzione artistica spazia dagli acquerelli agli acrilici, ma è nelle incisioni che emerge la sua vera genialità. Frequentando lo studio di Mario Calandri e la stamperia di Piero Nebiolo, Ferraris ha affinato una tecnica che combina precisione e creatività, dando vita a opere che raccontano storie e evocano emozioni profonde.

Come grafico, ha collaborato con enti locali e consorzi, creando illustrazioni e campagne promozionali che riflettono una sensibilità artistica inconfondibile. Le sue etichette per il vino, premiate a livello internazionale, sono un esempio di come l’arte possa dialogare con il mondo commerciale senza perdere autenticità.

Ferraris è un artista che riesce a fondere tradizione e innovazione, esplorando temi legati al territorio e alla memoria collettiva. La sua capacità di trasformare materiali insoliti in opere d’arte dimostra una continua ricerca e sperimentazione, rendendolo una figura imprescindibile nel panorama artistico contemporaneo.

Ass. Costigliole Cultura

Malinconie tra giorno e notte

L’ondulata distesa di geometrie dice in fondo dell’opera di Giancarlo Ferraris, quasi un’infinita, reiterata poesia dei sentimenti, un gioco intimo e – in qualche modo – segreto, appena mascherato da un certo pudore intellettuale, un gioco di varianti infinite per narrazioni e sentimenti capaci di raccontare viaggi e fantasie. Così sono proprio i titoli delle opere stesse a raccontare e guidarci in un intrico di sentimenti orchestrati dalla grande capacità esecutiva, il gioco in cui Ferraris spende quasi tutto. Proprio come scrive Hans-Georg Gadamer: “Jedes spiele ist ein gespielt werden”. Sì, un giocare è davvero sempre un giocarsi!

Forse proprio per questo la Mezzaluna accarezza la terra, e si può vagare tra Pioppi e fossili, mentre in alto La falce di luna oro brilla su Due vigneti tra Alberi e monasteri e c’è ancora Oro sulle colline fatte apposta per solitudini e malinconie. Dalle Finestre nel tramonto fuggono strani Rappers sulle colline e forse rincorrono Achille che conosce bene la Bambina col cerchio. Per magia in alto brillano Stelle inalberate e Comete che c’incantano, capaci persino di tracciare un Confine tra giorno notte. Vagabondi tra Colline rotonde e dolci Cannubi ci si perde nel Paesaggio Blu con Straniero, proprio quando la Luna appoggiata ai bordi della Notte precipita nel Buio dell’Eclisse del giovedì.

Chissà se lo strazio pavesiano non sia in qualche modo ben occultato dall’ironia della fiaba o davvero, a ben guardare e pensare, non ci sia anche La Terra che tace, Il gioco nei canneti e poi la Collina e Sentiero di sassi e L’infanzia accesa e Le voci come ombra di luna.

Tra terre e vigna si spende la vita, per questo gli artisti tracciano segni leggeri e (forse) conoscono l’illusione e la fragilità delle loro sofferte testimonianze.

    Ugo Nespolo 

Magiche solidità (gli edifici dell’anima)

Geometrie caparbiamente ancorate al territorio conosciuto, ma soggetto a mutamenti improvvisi di umori e atmosfere. Forme che oppongono la loro resistenza operosa al vento impetuoso, foriero di sradicamento, insieme ai cieli che, come chiome, ondeggiano sinuosi. Paesaggi segnati da una dinamica ventosa frenati solo dalla loro caparbia robustezza.

Calma e compattezza abbracciano il paesaggio insieme ad improbabili figure umane incluse nel gioco artistico di questo pittore.

Case dai contorni vibranti, abbarbicate a terreni scoscesi, sembrano osservarci come potenziali personaggi del loro universo. Un universo fatto di magiche solidità e colori vivaci che non nascondono l’astuzia di uno sguardo birichino. Calma, dicevo nonostante il movimento pressante a cui la superfice è costantemente soggetta ma dove si sente lo scendere nel terreno che si fa a tratti morbido e accogliente. Bambini, donne, uomini o cani, tutti sono in movimento insieme alle architetture e agli alberi ondeggianti, tutti paiono ricordarci che l’amore è movimento e che la vita non sta mai ferma!

Così, la vitalità è una caratteristica evidente dell’artista Gian Carlo Ferraris, una pittura dinamica che imprime il suo amore-movimento con tratti sicuri e con il colore scattante, sulla tela. Scenografie di paesaggi in bilico tra movimento e stabilità dove il cielo rincorre le nubi volubili.

Onde e maree di edifici cullati dalle amate colline sinuose e rassicuranti, come i seni delle madri coi loro figliuoli… Anche qui esse offrono frutti succosi. Cieli serali rincorrono la notte al suono delle stelle, dove una luna a spicchi illumina scenografie mutevoli sul palcoscenico delle passioni. Sequenze di scene teatrali si alternano come racconti orchestrati da Orfeo nel visitare i nostri sogni ad occhi aperti.

Se palloncini, aerei, e mongolfiere galleggiano nel cielo insieme alle nuvole, ci offrono il pensiero del loro contrario nell’immaginare fondamenta di case e radici possenti, scendere nel terreno e lì, erigere gli edifici dell’anima.   

Enza Prunotto

Alcuni giudizi critici

… Ferraris ha cominciato presto a disegnare ed è significativo che egli abbia saputo contenere gli slanci, dominare la passione e la fantasia per partire, come fa uno scrittore, dalla conoscenza della grammatica prima di tentare i voli della fantasia.
Che cosa sono le sue incisioni in bianco e nero se non una ricerca di luce, un raccordo tra ombra e splendore, una continua prova di tono, per cui certi grigi hanno già in sé il fascino di un sicuro risultato raggiunto e già ti preparano a capire perché non vi sono salti quando passa alla pittura e ti incanta con il coraggio e la forza dei suoi colori…”

Davide Lajolo

…In ogni caso, si avverte l’interesse e la progettualità di Ferraris per una «costruzione», si potrebbe dire scenografica, della rappresentazione secondo l’andante musicale del segno che fissa vedute che appartengono, di volta in volta, a un universo di affioranti sensibilità, ai ricordi, a un tempo di inesplorate emozioni, di volti, di sguardi. La pittura diviene, perciò messaggio, dizione, tramite per raggiungere una luminosità metafisica…

Angelo Mistrangelo

…Proprio nell’alternarsi dei piani, che paiono sezioni sovrapposte di un fondale, si propone questa proiezione in un tempo sospeso, reso ancora più coinvolgente dalla semplificazione dell’immagine, che diviene pura trasposizione di sentimento, è uno sguardo che si lascia trascinare dalle coordinate della fantasia. Ci si trova così a contemplare un dipinto dove sembra essere immortalata la sintesi indelebile di momenti che ciclicamente riaffiorano dalla condanna dell’oblio…

Clizia Orlando

…Il silenzio gli ha dato parole più vere e profonde, quelle che ridicono la meraviglia del creato quando l’uomo si mette umilmente all’ascolto.
Questo gli consente di non lasciare il consueto, il paesaggio più domestico, l’umanità più diretta, potendoli, tuttavia, irrorare in un alone che è riscoperta, sorpresa, sogno ad occhi aperti.
Nei suoi sorprendenti scenari compaiono, spesso, persone e animali, poiché i luoghi che Ferraris dipinge e gli oggetti che raffigura sono quelli attraversati e usati da langaroli e monferrini, come lui innamorati di un territorio unico, consapevoli che le radici sono l’importante legame col passato ma possono e devono diventare le ali del nostro futuro…

Arturo Vercellino

 …Eppure, basta osservare l’angolo che tali “personaggi” (cose, case, esseri animati) stabiliscono con il livello terra – quasi mai i novanta gradi ottimi al prosaico equilibrio verticale – per coglierne la natura “poetica”, e quindi l’ampiezza del divertimento giocato, che, tra le varianti possibili, comprende il pencolare il caracollare l’ondeggiare il danzare il levitare il veleggiare il volare… Del resto, mi sembra del tutto coerente con la natura di un mondo “curvo” – sia pure strutturato su uno schema a reticolo, fondamentalmente simmetrico con qualche tentazione araldica – che gli “abitanti”, siano figure riconoscibili o pure tracce, sviluppino  elasticità e dinamismo…

Pino Mantovani

….c’è commistione con il magico nei capitoli di storia naturale di Ferraris, che impiega l’unico modo oggi lecito, l’allusione, financo la preterizione (ormai l’arte ha il suo lessico strutturale, anche la sua semiotica.) Ci si trova di fronte a un artista di mobilità e slancio vivaci e, non so se azzecco, con un’allure filmica: non pochi suoi fogli hanno taglio, scansione di fotogrammi, suddivisi come sono a tessere interferenti. Così ci trasformiamo da curiosi in innamorati della materia di queste incisioni, singolari nelle loro graniture, un piano di percezioni fra tattili e magnetiche, dove si spegne l’acquaforte zampillano l’acquatinta, la puntasecca, trapassa la cera molle; non si rinuncia al vibrato. Ferraris è un avvertito calibratore di effetti, che poi sono stazioni dell’animo…

Ernesto Caballo

… nelle incisioni, sovente a vernice molle, i suoi muri grondano tristezza e intensità che sembrano scelte ad emblemi della corrosione del tempo. Questa vena drammatica emerge, ancor più evidente, nelle serie di nuvole che si accavallano contro un cielo totalmente nero. In altre acqueforti, molto chiare ed ordinate, con le cabine, le bagnanti, gli abiti appesi, il cavalletto, traspare, sia nella composizione frontale, ripartita in zone ben equilibrate, sia nel particolare tipo di “segno”, l’insegnamento di Calandri e, forse, la suggestione di certi interni di Italo Cremona. La perizia tecnica raggiunta si rivela appieno nelle finezze tonali, nelle variazioni quasi impercettibili della scala dei grigi…

Renzo Guasco

…lavori che riflettono, con certe magistrali suggestioni di Calandri, le inclinazioni di un garbato illustratore. Rispetto alla ormai nota sua produzione di immagini per riviste e manifesti, inserti comunicativi, pubbliche commesse, più intima appare l’iconografia pittorica di queste figurazioni che, toccate con una grande sensibilità, comprendono l’angolo di un paesaggio, la natura morta e la magia di qualche fiore…

Angelo Dragone

…il tutto viene espresso sulla tela attraverso tratti svelti, essenziali e con gli spazi riempiti di colori a volte paradossalmente sgargianti, mentre le immagini veicolano messaggi cifrati. Lo stile di Gian Carlo è inconfondibile, maturato in anni di ricerca e di studi della storia dell’arte. Nei suoi quadri, infatti, si notano citazioni dotte, che ricordano le atmosfere metafisiche che avvolgono le celebri piazze di De Chirico e le geometriche periferie post futuriste di Sironi, fino al senso di solitudine comunicata dalle opere di Hopper.. C’è anche un omaggio a Pavese, il cui ricordo si materializza in “Un paese ci vuole”…

Armando Brignolo

..nelle sue incisioni, anche realizzate su lastra multipla, si confondono la vernice molle e la tecnica raffinata dell’acquaforte…..le luci che illuminano certi paesaggi temporaleschi, un gatto bellissimo e tigrato che s’è tranquillamente adagiato su di un foglio inciso, nature morte apparentemente abbandonate su di un tavolo, cabine di mare e giornali che rasentano il metafisico, modelle e ombrelloni arabescati, memorie classiche distanziate da un vetro che s’è infranto, manichini e simulacri corrispondono ad altrettanti fogli sapientemente incisi…

G.Giorgio Massara

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