Luigi Piero IPPOLITO
Fotografia d’Arte
Luigi Piero Ippolito, classe 1953, ingegnere, da sempre appassionato di innovazione di prodotto nel settore automotive e di fotografia artistica.
Utilizza tecniche personali di post produzione digitale spingendosi fino alla decostruzione, ricombinazione e trasformazione delle fotografie originali in immagini astratte fortemente emozionali.
Sostiene la centralità, nel processo artistico, dell’osservatore, il cui sforzo interpretativo, fortemente soggettivo, può elevarlo al ruolo di coautore.
Nel 2016 ha lanciato un progetto denominato “Private Landscapes” , che si è sviluppato in diversi capitoli oggetto di mostre in Italia ed all’estero.
ALCUNE MOSTRE
Novembre 2016 – Torino – Leica Camera site
Febbraio 2017 – Poznan (PL) – “Soft Poznan” – video –
Celebration for the Liberation of Poznan in 1945
Settembre 2017 – Pila
2017 (PL) – IV Metafizycna Noc Artystyczna
Maggio 2019 – Torino galleria Ferroglio, Area Immagine “Beyond the hedge “
DELLA MANIPOLAZIONE di IMMAGINI FOTOGRAFICHE
È ben noto che il percorso di un’opera d’arte si chiude sull’osservatore, il cui ruolo venne messo in evidenza da Kris, Gombrich ed in epoca più recente dal neurologo e Nobel per la medicina Eric Kandel. In questa logica, tutte le opere che hanno un ragionevole livello di ambiguità ed astrazione si prestano ad un coinvolgimento fortemente emozionale dell’osservatore, al cui sistema cognitivo corticale top-down viene assegnato il compito di dare senso all’ambiguità, completando l’opera con riferimenti al proprio universo emozionale (tecnicamente, l’osservatore pesca nel proprio mondo di esperienze ed emozioni per dare senso a ciò che vede).
Con questo suo sforzo interpretativo, l’osservatore diventa co-autore. Ovviamente una stessa opera, per il suo intrinseco carattere soggettivo, si presta a molteplici interpretazioni, tante quanti sono gli osservatori. Siamo cioè di fronte ad opere aperte, che si chiudono e si consolidano sull’osservatore, con intensità tanto maggiore quanto più il soggetto è disposto a lasciarsi coinvolgere nel gioco dell’arte.
Non possiamo inoltre dimenticare che, come ci insegna il celebre neurologo Antonio Damasio, ciò che chiamiamo ragionamento e di cui andiamo legittimamente fieri, non è altro che manipolazione di immagini mentali. Ci è consentito scomporre e ricomporre tali immagini (o schemi) allo scopo di trovare una soluzione ad un problema. La manipolazione si presenta quindi come un potente quanto imprescindibile processo cognitivo.
Nei miei lavori faccio sistematicamente ricorso a queste tecniche manipolatorie con il principale obiettivo di costruire nuovi orizzonti di senso, stimolando il processo cognitivo top-down dell’osservatore. Ovviamente, ogni opera racconta sempre qualcosa del suo autore, anzi è l’autore stesso.
Se tuttavia occorre riconoscere che questo bisogno espressivo dell’autore è il motore dell’opera ed è ciò che la giustifica, esso non deve diventare necessariamente oggetto di interesse da parte dell’osservatore, il cui lavoro di osservazione può e forse deve prescindere dalla biografia dell’autore; come ricordava Cesare Pavese al suo mentore Augusto Monti, sostenendo che la biografia e l’arte sono cose diverse.
Ciò che conta è che l’opera diventi collettiva e sia strumento di comunicazione tra soggetti altrimenti intrinsecamente isolati: ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze, emozioni e sentimenti, “ciascuno con il proprio viaggio, perso dentro i fatti suoi”, come cantava molti anni fa Vasco Rossi.
Luigi Piero Ippolito – 2024
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Paesaggi della Coscienza
Immagini: paesaggi, case, oggetti estratti dal loro contesto, sovrapposti in ripetizioni armoniose svuotate, per dare loro nuovo aspetto e significato. Immagini fotografiche che fanno pensare ad incisioni, espressioni graffianti e profonde nell’esporsi alla visione. Fotografie elaborate per raggiungere un prodotto artistico articolato, dove nel vuoto si accalcano ‘cose’. Creazioni volute, cercate, raggiunte, ritmate. L’arte del guardare nel vedere, in costruzioni anche banali, una possibile rielaborazione per introdurre nuova vita e vigore. Il ritmo viene inseguito, catturato, esposto in susseguirsi di oggetti, ventagli di case, cieli e nuvole che penetrano strutture allargandone la lucentezza, uno spaccato per accedere a più ampie vedute. Tetti che si baciano in assenza di case. È quanto necessario per realizzare l’Uno che tutto comprende, tutto è distruggere per riedificare, smembrare per ricostruire, come il lavoro in analisi che vaglia ogni molecola, ogni frammento e sceglie per ogni parte il luogo migliore in cui abitare, modifica la forma con il suo contenuto donando l’armoniosa sintonia della giustezza. I soggetti perdono la loro concretezza e si avviano al mondo concettuale nella rappresentazione delle idee. Un universo allargato dal pensiero e dall’intelletto. La mente ora riflette sul proprio ingegno. Quando il colore penetra, nelle opere di Luigi Ippolito, addolcisce le strutture, vivifica e aggiunge significato. Luce e ombra si susseguono anche nei colori che rimbalzano su case, scale, tavolini del bar o file di biciclette. Le sovrapposizioni ci raccontano di soggetti ritratti in dimensioni plurime, scandite dal fraseggio pittorico. Ma il soggetto é pretestuoso perché, usato ‘solo’ per creare un’opera in cui leggere se stessi.
Linee sinuose attraversate da tagli di luce, fenditure che ci fanno intravvedere nuovi paesaggi della coscienza e aprono l’ingresso ad una dimensione altra. Ma, anche, palazzi smembrati, piazze polverizzate, frammenti e deformazioni di strutture per ricevere il disegno creativo; produrre un lutto, un vuoto per l’accoglienza. Frantumare gli oggetti, separare é l’inizio del tempo nello spazio.
Non manca, però la ricerca estetica che permea tutta l’opera di questo artista. Nella composizione di queste fotografie, si percepisce una certa tensione dinamica, un movimento dato dalle sovrapposizioni o dal succedersi dei paesaggi. Parlando di movimento, ricordo una lettura di molto tempo fa… descriveva la corsa di un uomo tra l’esplosione delle granate.
Il suo passare indenne con un movimento diseguale e velocissimo, fra detriti e macerie, veniva considerato una figurazione profondamente estetica. Il fine di questa fuga istintiva, attuata per salvarsi la vita, contribuiva alla avvenenza dell’immagine che, l’autore che non ricordo, definiva altamente estetica. Una lettura originale inerente l’estetica che raramente viene considerata. Certo é valutato anche il risultato finale! Tornando a Luigi Ippolito, il risultato, nelle sue opere, é la Bellezza senz’altro raggiunta. Così, tra colori e chiaroscuri, ci lasciamo condurre in strade assolate, osservate con sguardo ombroso, in sacrifici di case con alberi indenni, geometrie che rivelano, in fondo, un’uscita lucente. Ci lasciamo condurre in questi scenari, a tratti struggenti, che ci attraggono e ci svelano varchi aperti verso mete imprevedibili.
Enza Prunotto 2024